venerdì 7 dicembre 2007

Le sculture di Gian Genta alla 900artgallery


Dal 2 al 30 Dicembre 2007 Le Sculture di Gian Genta alla 900ArtGallery

Dal 2 al 30 Dicembre p.v. la rassegna televisiva “Collettivamente”, in diretta tutte le domeniche dalle ore 15:00 sulle frequenze terrestri dell'emittente televisiva STUDIO TV1 si trasferirà presso gli spazi espositivi della 900ArtGallery, per l'esposizione e mostra collettiva “Virtutem Forma Decorat”. Sarà possibile visionare direttamente in galleria numerose opere inedite relative ad artisti promozionati tramite mezzo televisivo fra cui Gino Sironi , Simone Ermanno Galimberti, Pierangelo Benetollo, Angelo Mazzoleni, Milvia Botticelli, Jeanfilip, Claudio Filippini e Riccardo Bonfadini. Per l'occasione verranno esposte opere quali dipinti, grafiche, sculture, icone, le ceramiche del Maestro Gian Genta e di Elisa Grillini, fotografie, pezzi di design come le sedute d'autore degli artisti Ruggeri & Cannistraci e la linea “arte da indossare”, i gioielli d'autore: vere e proprie sculture da vivere quotidianamente. Esporranno anche artisti del calibro di Umberto Esposti (nipote e collaboratore di Lucio Fontana) e membro del movimento Iperspazialista Italiano.

900ArtGallery
www.900artgallery.com

P.zza Cavour, 20
25038 Rovato Bs
tel. 030/7243670
INGRESSO LIBERO
Martedì-Domenica
9:30/12:30-15:30/19:30

domenica 30 settembre 2007

Gian Genta alla Rassegna Internazionale ARTE ROMA 2007


Le Sculture di Gian Genta alla RASSEGNA INTERNAZIONALE ARTE ROMA 2007
BASILICA S. MARIA DEL POPOLO SALA AGOSTINIANA Roma23 / 30 Ottobre - Organizzazione Gallia Kroumova Trulli
A cura di Francesco Giulio Farachi
Inaugurazione 23 ottobre ore 18,30
L'evento esclusivamente ad invito e di notevole importanza è organizzato dalla Galleria Crispi
e vede la presentazione a catalogo degli artisti contemporanei più emergenti

domenica 12 agosto 2007


Personale delle sculture in Ceramica di Gian Genta presso il Borgo Telematico di Colletta di Castelbianco in provincia di SavonaLe opere sono esposte nelle aiuole antistanti la piazzetta del borgo ed all'interno del businnes center.la mostra resterà aperta dal 15 agosto sino al 20 settembre 2007.Vernissage il 15 agosto alle ore 18,30La ristrutturazione del borgo è unica in Italia poiché rappresenta l’abbinamento di un antico estetismo con la tecnologia più moderna, nel rispetto della bellezza delle antiche scale e dei soffitti a volta con l’alta tecnologia contemporanea. Le opere di Gian Genta inserite tra le case di pietra mediovali affiorano come richiamate da un desiderio di sintetetismo onirico, per rafforzare una dimensione dove anche la ragione ha i suoi sogni.

lunedì 25 giugno 2007

Josep Llorens Artigas ceramista di Joan Mirò

Josep Llorens Artigas e Joan Mirò pare si conobbero nel 1912 alla Escola d’Art de Francesc Galì, che frequentarono insieme fino al 1915.
Nel 1918 aderirono a l’Agrupaciò Courbet ma è solo nel 1941 che i due amici di corso si ritrovarono e che Mirò realizzò le sue prime ceramiche approfittando di una produzione difettosa fatta da Josep Llorens Artigas.
Durante questo periodo si consolidò tra i due un vero e proprio rapporto di amicizia, Artigas abile maestro ceramista, divenne per Mirò il più stretto collaboratore quando a Gallifa nel 1953 decise di dedicarsi alla scultura ceramica.
Artigas gli trasmise una serie di accorgimenti a lui completamente estranei.
Lavorando fianco a fianco e con l'aiuto di altri maestri vasai Mirò acquisì in poco tempo una solida esperienza nella lavorazione della creta.
L'argilla lo affascinò fin da subito sia per sua diffusione popolare e sia per il non appartenere ad alcuna epoca storica.
Anche lui come Picasso cominciò i primi passi con i cosidetti modellini tra cui i flautini di Maiorca e con piccole creature dipinte e modellate in maniera bizzarra e variopinta.
I toni cromatici e le forme poco importavano e tantomeno l' accordo tra i gialli, i rossi ed i blu rappresentavano per l'artista un ostacolo alle sue opere.
Il suo genere creativo tra l'umoristico e lo spaventoso, la sua fantasia ed il suo disequilibrio ricco e pieno di colore, si integrarono nella ceramica e nelle sculture forse ancor meglio che nei quadri.
I suoi soggetti pianificati da Artigas e dal figlio si trasformarono in un progetto di grande respiro quando l'Unesco intenzionata a realizzare una grande parete per la sede di Parigi gli commissionò un lavoro fino ad allora impensato.
Egli scelse ispirandosi ai mosaici di Gaudì il sole e la luna e lavorando d'istinto senza che i colori gli fossero noti prima della cottura usò per dipingere le sue enormi pareti di 3 metri x 15 una scopa con rami e foglie di palma.
Il lavoro andò avanti per tentativi, ed il primo fu un vero e proprio fallimento, gettando al vento ben oltre 4000 kg. di argilla ed oltre 250 kg. di smalto senza contare il tempo perso ed il legname per contenere le strutture rovinato.
Le due pareti denominate rispettivamente quella del sole e quella della luna una volta completate furono accolte sia dalla critica che dal pubblico con grande entusiasmo, ed il perfezionismo sia di Artigas che di Mirò, ricco di sfumature e di tramature, gli valsero il premio Guggenheim International consegnatogli nel maggio del 1959 dallo stesso presidente degli Stati Uniti Eisenhower.
La ceramica iniziata come un'avventura e come saggio materico per la mera soddisfazione di sè stesso si concluse con un successo senza eguali tra gli artisti dell'epoca.
La collaborazione con Artigas continuò per anni.
Nel 1960 lavorò ad una parete per L'Harvard Harkness Center, opera esposta a Barcellona a Parigi e NewYork prima della sua installazione.
Nel 1964 sempre con Artigas eseguirono una parete in ceramica per L'Ecole Superieure de Sciences economiques a St. Gallen.
Nel 1966 a Juan les Pins posero con Artigas La stupenda Venere del mare.
Nel 1970 crearono una grande parete in ceramica per l'aeroporto di Barcellona e sempre nello stesso anno e sempre con la collaborazione di Artigas altre 3 monumentali opere per l'esposizione mondiale di OsaKa.
Nei suoi lunghi anni di vita Mirò modellò un numero notevole di sculture quantificabile in quasi 1000 pezzi di cui oltre quattrocento in ceramica eseguite nella maniera più casuale ed il più delle volte trasposte dalla creta al bronzo.

giovedì 21 giugno 2007

La specificità della ceramica

Se una specificità può avere dunque la ceramica è connaturata con la sua essenza , che è quella che con più forza trattiene nel suo corpo il simbolico della energia creatrice , di quell'energia che, dal soffio dell'alito divino, fece nascere, dalla creta, l'uomo.
Essa stessa nasce dalla terra, di cui porta il nome , e dal fuoco; ha in sè il timbro del colore, che però la mano dell'uomo può cambiare e arricchire; è manuale e artigiana, ma è materia per l'arte. E' mortale come l'uomo e come l'arte di cui parlava Fontana.
Nella ceramica, come in ogni opera d'arte, ciò che è immortale non è il corpo, ma il gesto, il pensiero, l'emozione che le hanno dato vita.
Questa è la parte immortale dell'arte, alcune sue opere sono destinate a perire, ciò che non scompare è l'esperienza che l'uomo raggiunge nel fare , ascoltare, leggere l'opera.
La ceramica, fragile al contatto del fuoco, che pure la consolida, rimane fragile, ma ha in sè la forza della forma che, all'occasione, può trasmigrare nella durevolezza del bronzo.
Ciò che invece le rimane proprio è l'impasto del colore, la consistenza variabile della sua pelle che ci trasporta oltre la sua stessa tecnica, mostrando ,innanzitutto, che essa è reale perchè la sua forma è immaginata.
La terra che troviamo in natura ha bisogno di essere " impastata" in un'immagine, sia quella di un vaso sia quella di una scultura.

Tratto da "la ceramica e il silenzio del cosmo" di Francesca Pasini

mercoledì 20 giugno 2007

Perchè Anni 50 di Gian Genta

Anni 50 perché sono stati talmente intensi per un secolo altrettanto breve.
Il nostro paese scopre la creatività e la presenza motrice di un nuovo modo di concepire la vita, sia nella società che nelle espressioni artistiche.
L’arte, il design, l’architettura, la moda, il cinema sono pronte a mostrare una nuova interpretazione dell’energia dell’uomo, che si manifesta in tutta la sua vitalità, riscoprendo quella creatività dimenticata nell’ossessione degli anni precedenti.
Sono gli anni della sperimentazione sui materiali, gli anni della plastica e della ricerca di nuove espressioni, ma al tempo stesso di una ricerca responsabile della tradizione alla quale ci si rivolge cercandone una rivisitazione critica.
Anni 50, anni in cui c’è spazio per tutto.
In politica in economia e soprattutto nell’arte esplode il senso di nuovi concetti dettati dalle formule di Fontana di Burri e di Capogrossi, delle nuove energie di Afro di Rotella di Manzoni e di Guttuso che arriva ad intitolare un suo quadro Boogie Woogie e dell’informalismo tendente al rinnovamento del concetto di creatività artistica.
Anni 50 dove due tendenze, quella materica e quella gestuale, si contendono la liberazione dell’esistenzialismo interiore dell’artista.

La ceramica di Picasso

La produzione in ceramica di Picasso è strettamente legata a Vallauris, un piccolo paesino di Provenza non lontano da Cannes che visitò per la prima volta nel 1936 durante una gita con l'amico poeta Paul Eluard.
La produzione di Vallauris era strettamente artigianale fin dall'antichità e lo sviluppo economico del villaggio era a quei tempi con l'acqua alla gola.
Fu nel 1946 che Picasso con l'amante incinta si ricordò di Vallauris e tornatovi prese contatto con i coniugi Ramiè entrambi ceramisti.
Nel loro laboratorio plasmò le prime figure e per ben dieci anni rimase legato ai Ramiè ed al loro atelier trasferendo il proprio studio in una vicina fabbrica di profumi in disuso e stabilendosi in un cascinale sulle alture del paese.
Incredibile ma vero, solo nel primo anno di Vallauris, grazie all'apporto della mano d'opera locale ,sfornò quasi 2000 opere avendo trovato nel nuovo giocattolo, fino ad allora evitato da pittori e scultori tranne Matisse ed il gruppo dei "Fauves" che si erano interessati alla sola decorazione, uno stimolante sistema di minimo impegno con massima resa.
Picasso come Matisse iniziò dipingendo e decorando piatti, vasi e boccali e conferendo loro con pochi tratti un aspetto tutt'altro che artigianale.
Indovinata la scelta, cominciò presto a modellare le forme, e tra colombe, gufi, figure e piastrelle diede a Vallauris una tal fama che ad ogni suo compleanno il paese gli organizzò una festa degna del patrono con tanto di Corrida e di Platea con posto d'onore da primo cittadino.

Lucio Fontana scultore o ceramista

Filippo Tommaso Marinetti, uno dei fondatori del primo movimento d'avanguardia italiano con il "Manifesto del futurismo" del 1909, rese omaggio a Lucio Fontana nel manifesto " Ceramica e Aeroceramica" del 1938.
Allo stesso tempo Fontana respingeva con veemenza ogni definizione di artigianalità per le sue sculture in terracotta, un genere che a partire dalla fioritura delle sculture in terracotta italiane rinascimentali, era ascritto nell'ambito dell'arte applicata: "Io sono uno scultore e non un ceramista" sottolineò nel 1939 in un articolo per la rivista Tempo .
"non ho mai girato al tornio un piatto né dipinto un vaso"