Se una specificità può avere dunque la ceramica è connaturata con la sua essenza , che è quella che con più forza trattiene nel suo corpo il simbolico della energia creatrice , di quell'energia che, dal soffio dell'alito divino, fece nascere, dalla creta, l'uomo.
Essa stessa nasce dalla terra, di cui porta il nome , e dal fuoco; ha in sè il timbro del colore, che però la mano dell'uomo può cambiare e arricchire; è manuale e artigiana, ma è materia per l'arte. E' mortale come l'uomo e come l'arte di cui parlava Fontana.
Nella ceramica, come in ogni opera d'arte, ciò che è immortale non è il corpo, ma il gesto, il pensiero, l'emozione che le hanno dato vita.
Questa è la parte immortale dell'arte, alcune sue opere sono destinate a perire, ciò che non scompare è l'esperienza che l'uomo raggiunge nel fare , ascoltare, leggere l'opera.
La ceramica, fragile al contatto del fuoco, che pure la consolida, rimane fragile, ma ha in sè la forza della forma che, all'occasione, può trasmigrare nella durevolezza del bronzo.
Ciò che invece le rimane proprio è l'impasto del colore, la consistenza variabile della sua pelle che ci trasporta oltre la sua stessa tecnica, mostrando ,innanzitutto, che essa è reale perchè la sua forma è immaginata.
La terra che troviamo in natura ha bisogno di essere " impastata" in un'immagine, sia quella di un vaso sia quella di una scultura.
Tratto da "la ceramica e il silenzio del cosmo" di Francesca Pasini
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